di Luca Valerio Fabj
“Tipi psicologici” non costituisce una teoria descrittiva della personalità
La teoria della tipologia psicologica di Carl Gustav Jung, espressa in modo definitivo nel suo libro Tipi psicologici del 1921, contrariamente a ciò che comunemente si crede, non costituisce una teoria descrittiva della personalità umana, ma rappresenta una teoria psicodinamica di classificazione empirico/fenomenologica dei vissuti psichici individuali e di quelli della malattia mentale. Detto in altri termini, quando Jung espone i suoi tipi psicologici non sta descrivendo delle persone, ma degli stati di coscienza da cui derivano specifici vissuti che portano ad altrettante specifiche modalità di dare un senso e significato al Mondo.
Jung nei suoi famosi Ricordi dichiara:
[…] dalla età di undici anni ho intrapreso il mio “compito principale”. La mia vita è stata permeata e sostenuta da un’unica idea e da un unico fine: penetrare nel segreto della personalità. Tutto può essere spiegato da questo punto centrale, e tutte le mie opere hanno quest’unico tema. (Jung, 1961)
Ammesso e non concesso che Jung sia riuscito realmente a “penetrare” questo “segreto”, questa sua dichiarazione, associata ad una certa “superficialità” nella conoscenza della psicologia e della psicopatologia clinica, ha dato origine ad equivoci di notevole importanza sul preciso significato e sulla reale portata dell’opera Tipi psicologici del 1921. Anzi, si può serenamente asserire che il vero senso e scopo della tipologia psicologica ideata da Jung sia stato, in molti casi, completamente travisato.
Il contributo che Jung ha dato alla psicopatologia e alla psichiatria è enorme soprattutto rispetto al concetto di introversione ed estroversione psichica – ripreso da moltissimi studiosi (compreso Kernberg nella sua teoria strutturale della personalità), a sostegno delle loro tesi psicopatologiche – che sono proprio i due concetti cardine su cui si muove tutta la teoria della tipologia.