di Maria Pusceddu
Che strana cosa è il virus! Ultimamente se ne parla tanto, a proposito e non!
Su un versante si discute di com’è fatto, di come agisce, di come lo si può sconfiggere e così via; su un altro versante si parla di punizione divina, di rivolta della Natura, della rivelazione dei nostri limiti dalla quale si uscirà rinnovati e redenti, o di un problema che passerà e, a parte quelli che ne stanno già approfittando per accrescere ancora il loro potere economico o politico-sociale, quasi tutti gli altri dopo un po’ riprenderanno la loro vuota vita di prima.
Non voglio parlare di questo! Sto piuttosto riflettendo su ciò che il virus mi evoca e sulle analogie che dal profondo emergono alla mente. Il mio è un viaggio semi-onirico, che il linguaggio scritto non può rendere compiutamente; quindi chiedo anticipatamente scusa se ci saranno passaggi meno chiari. Ho voluto comunque offrire anche ad altri qualche spunto di riflessione.
Prima di tutto il virus è un “mistero”. Con tutta la nostra scienza autorevole (o che si autodefinisce tale), che ritiene di poter spiegare e catalogare ogni fenomeno, non possiamo neppure dire se il virus è un essere vivente oppure no. Infatti definiamo vivente un’entità non solo capace di “nascere”, “riprodursi” e “morire” (questo lo fanno anche i cristalli delle sostanze inorganiche, se messi nella “soluzione madre” con le opportune condizioni), ma di farlo attraverso la trasformazione di sostanze diverse da sé e prese dall’ambiente esterno in parti di sé; cioè attraverso il metabolismo (che in greco significa appunto trasformazione). Ebbene, il virus è privo di strutture che possano effettuare le reazioni metaboliche, è costituito da un solo tipo di acido nucleico, rna o dna a seconda del tipo di virus (mentre tutti i viventi li contengono entrambi), rivestito da un involucro proteico (capside); può inoltre resistere per un certo tempo fuori da cellule ospiti in forma inerte (virione), anche in forma cristallizzata.
Esso può “prendere vita” solo se penetra in una cellula, prendendo a prestito l’apparato metabolico dell’ospite; qui si riproduce (o meglio, si fa riprodurre) duplicando il proprio acido nucleico e inducendo la sintesi delle proteine del suo involucro. Poi i nuovi virus escono dalla cellula e ritornano alla loro “non vita” fi no a quando non trovano un’altra cellula da parassitare.