NON ESISTO DUNQUE SONO: IL MECCANISMO DELLA DISSOCIAZIONE PSICHICA NELLA DIPENDENZA PATOLOGICA

di Eros Lancianese

Per la Psicologia Dinamica osservare un evento è sempre un fenomeno “complesso”: in virtù delle fondamenta epistemologiche su cui si poggia tale scienza umana, il campo osservabile, ovvero ciò che è comunemente ed universalmente riscontrabile, non è mai l’esatta traduzione di una precisa e definibile dimensione psichica, ma uno spazio ignoto, inesplorato, da comprendere e capire, ancor prima di giudicare.

Cogliere allora gli eventi che convergono sotto l’egida della “Dipendenza Patologica” significa cercare di scoprire ed afferrare i fenomeni psichici che si organizzano attorno ad un determinato dato o, visto che parliamo di psiche, un affetto.

Seguendo la tradizione della Psicologia Psicodinamica per districarci attorno alla Babele semantica di tutte le forme di dipendenza quali la Tossicomania, i Disturbi del Comportamento Alimentare, il Gioco d’azzardo Patologico o la Nomofobia occorre scrutare nel campo del “non osservabile”, ovvero la dimensione inconscia, per capire qual è lo “stile difensivo” (per dirla alla maniera di Nancy McWilliams) che l’individuo pone in essere e potremo scorgere come un meccanismo di difesa psichica, costitutivo e necessario per lo sviluppo mentale in età infantile, può trasformarsi in età adulta in un sistema maleadattivo di autocura nel momento in cui viene innervato da una certa “coazione a ripetere”.

Il meccanismo di difesa è la Dissociazione Psichica, una soluzione tanto semplice quanto efficace per l’infante durante il periodo dello sviluppo, votato al mantenimento della coesione psichica e temporaneo palliativo a determinate Angosce Esistenziali, che dal periodo adolescenziale all’età adulta diventa il Minimo Comun Denominatore in tutti quei vissuti contrassegnati dalla presenza di una Dipendenza Patologica.

[…continua nel numero di dicembre 2021]